venerdì, giugno 06, 2014

Avete letto Open



quindi ora sapete tutto quello che c’è da sapere su Andre.

Sbagliato. Qui è dove vi dico quello che non c’è scritto nel libro. Quello che sapreste se vi foste invaghiti dell’avversario di Martin Jaite, un buffo teenager ossigenato, incrociandolo su un campo laterale romano nel 1987. Una cotta destinata a durare un ventennio, consumata prendendo le sue parti in lunghe discussioni con vostro padre, l'inamovibile estimatore di Pete. Spendendo giorni e nottate davanti alla TV invece di limonare in discoteca. Consumando racchette e scarpe fluorescenti solo per.

Per dirvi quello che devo dirvi, debbo utilizzare un paio di filmati, che vi pregherei di osservare senza audio, in modo da lasciare spazio alla colonna sonora.




È  il 1989 e, davanti alle telecamere analogiche NTSC, Andre sfida Jimmy Connors, duraturo esponente della generazione di Borg, Vilas e Gerulaitis. Gente che indossava le cuffie in negozio per ascoltare il nuovo Led Zeppelin II e risparmiava per comprarsi la Ford Torino arancione con le ruote Magnum 500. 
Grazie alla biografia sapete che Andre ha preso molto male la spocchia con cui Jimmy lo ha ignorato negli spogliatoi, dimentico di tutte le racchette incordate per lui da papà Agassi e consegnategli personalmente dalla zazzera adolescente in un ristorante sulla Strip. Quello che il libro non dice è che quel match sarebbe dovuto durare tre set, non cinque. Perché il punto forte di Jimmy era un rovescio piatto sempre profondo, insidiosamente diretto nei pressi delle righe. Tu servivi contro Jimmy e lui ti rispondeva di rovescio, tu cercavi di spostare l’azione sul suo diritto mancino ma, appena possibile, Jimmy rimetteva la destra sul manico della Wilson in alluminio e pot! pot! pot! Lungolinea, incrociato e lungolinea, seguiti da volée a chiudere. Una invischiante ragnatela intessuta su 1253 vittorie e 24 anni. Uno schema in cui finirono mosche chiamate Ken Rosewall e Ivan Lendl.

Persino Andre lo stolto sa che il rovescio di Jimmy deve essere evitato, ma è così inviperito, così furioso davanti a tanta ingratitudine, che decide di vincere sfondando sulla destra. Vuole dimostrare di poter dominare il rovescio di Peter Parker martellando con il diritto in diagonale e, nel contempo, di poter finire i punti con il SUO rovescio, quello che non-sapete-chi-sono-io, io sono il parricida, la furia iconoclasta, il nuovo che avanza.

E quindi Andre picchia sulla destra del campo. Immaginatevi lo spettacolo dagli spalti del vecchio Louis Armstorng: il bamboccio serve al centro,  poi pem-pem-pem, incrociato, incrociato, incrociato. Potrebbe sfinire la vecchia leggenda affettando il campo in ogni direzione, invece le permette di rintuzzare ogni colpo con la sua arma migliore. 
La gioventù vince il primo set, ma nel secondo la tela inizia ad infittirsi. Il vecchio trama, paralizza il terzo con un netto 6-0, si carica ad ogni cambio campo, incitando il tifo del pubblico. Il match sembra prendere una chiara direzione, quando la leggenda inizia a rallentare. Le sue gambe si sono accorte dell'inedita stranezza con cui il ragazzo colpisce la palla. Il moccioso va incontro alle parabole, invece di posizionarsi come tutti in modo da colpire appena sotto la spalla. Intuisce la direzione della sfera, si dirige deciso verso il punto impatto con la racchetta già in movimento e BUM! Colpisce il feltro giallo mentre sta salendo. 

Stupido ragazzino, pur di anticipare metti in rete palle semplici pronte per essere chiuse a campo aperto. Insisti a giocare sul mio colpo migliore. Sei ingenuo e presuntuoso e pagherai per questo. Perché io ero qui da prima che tu nascessi. Io ero leggenda quando ancora giocavamo nel Queens, io sono la storia del tennis americano, io SONO il tennis americano e tu sei solo l’ennesima vittima della mia tela.

Questo pensa Jimmy mentre si passa sul viso un asciugamano ottenuto con fare guascone dalla raccattapalle di colore con le treccine. Lo pensa, lo dice ad alta voce, cerca di convincersi, ma si rende conto di essere davanti a quella curva nell’acqua, quell’increspatura destinata a diventare una lunga onda.

E perde.

Ora un bel respiro. Piedi saldi sulla tavola, ginocchia piegate, braccia aperte. L’onda monta, supera l’arrivo di Internet, IRC, i Nirvana, il rigore sbagliato da Donadoni, la caduta dell’URSS, il rigore sbagliato da Baggio, DOOM, buona parte di Maldini.


In esso il diciannovenne Rafael Nadal si appresta a giocare la sua prima finale sul cemento, al Canada Masters del 2005, dopo aver dominato la stagione sulla terra ed essersi aggiudicato Roma, Montecarlo e Parigi. 
Il suo avversario è un trentacinquenne pelato, con evidenti rughe ai lati degli occhi. È la stessa persona di cui parlavamo prima? In effetti no. Sono scomparse chioma, arroganza e jeans-scaldamuscoli fluo. Al loro posto due bambini, una moglie tanto appassionata quanto intransigente e una schiena malconcia.



Che diavolo ci fa un dinosauro del genere in campo contro la nemesi di Federer, Murray e Djokovic? Non sa che il mondo è cambiato? Il mondo ora è in mano agli atleti che calibrano la dieta tra carboidrati e aminoacidi ramificati, postano su Youtube le due ore di yoga e stretching giornaliere, si allenano per riuscire resistere a quattro ore di scatti sotto il sole. La AeroPro in grafite e tungsteno di Nadal è un cannone, le sue corde di Luxilon arrivano direttamente dalle suture chirurgiche. Il mondo è cambiato e ora tirano tutti più forte. Il tennis non è più bello e vario come una volta, nessuno fa più serve and volley, John non vedrebbe nemmeno la palla, ma ti ricordi quanto era bravo Leconte?

Purtroppo nessuno ha pensato di informare Agassi di tali cambiamenti. Non gli hanno detto nemmeno che il suo avversario è invulnerabile da entrambi i lati, che le sue palle arrotatissime buttano fuori dal campo tutti i campioni dell'ultima generazione, figurati quelli del 1970.

Andre tutte queste cose non le sa, quindi entra in campo e fa quello che ha fatto nei vent'anni precedenti. Qual'è il tuo colpo meno forte, moccioso? Il rovescio? 



Servizio ad uscire, diritto sul rovescio, sul rovescio, sul rovescio, sul rovescio, SUL ROVESCIO. 

Qualcuno dovrebbe avvisarlo. Qualcuno dovrebbe dire ad Andre che di fronte a lui c’è il dominatore dell'ultima era, accreditato come il più forte della storia. Almeno il nostro si adeguerebbe, smetterebbe di farlo correre come un tergicristallo, eviterebbe di aggredire quelle parabole da 5000 rpm ingestibili per chiunque altro.



Chi si è preso la briga di guardare tutto il match, sa che il finale segue un po' le orme di quello del 1989, con le gambe del vecchio destinate a fermarsi prima di quelle del giovane. Facile, direte voi, prendere un punto singolo, ignorando il punteggio complessivo.

A voi, solo a voi, dedico questo scambio: https://www.youtube.com/watch?v=CdU4vIUd8Dc

Lo vedete l'ultimo diritto di Nadal? Arrotato e lento, pensato per recuperare il centro del campo, posizionato nel sette opposto? Un marchio di fabbrica sfruttato negli anni per vanificare gli attacchi di Dogana, inchiodandolo nell'angolo e ribaltando una situazione sfavorevole. 

Ora guardate cosa fa Andre, guardate bene, una, due, tre volte. Forse è la reazione di un quasi quarantenne finalmente in pace con se stesso. Forse è il teenager che rialza la testa. Forse nel 1987 era amore vero e non una cotta.

Non credo abbiano ancora trovato un nome, a quella cosa lì. Ma vedete la distanza tra Rafa e quella palla pulita, bassa e filante? 

È la stessa che divide le cose lette da quelle vissute.

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